
Non uniformare (sempre) Beethoven: il caso dell’op.28
Come comportarsi di fronte alle discrepanze tra le varie enunciazioni di un motivo? Sono volute? O si tratta piuttosto di sviste di Beethoven da correggere e uniformare?
L’autografo della Sonata op.28 ci offre a questo riguardo un caso studio di notevole interesse.
L’edizione originale della sonata op.28 ha nell’esposizione del primo tempo (batt.4) una legatura da Sol a Mi.
Nel passaggio corrispondente della ripresa (batt. 272) la stessa fonte lega, invece, soltanto le ultime due note della misura, Fa# e Mi.
Sono innumerevoli le edizioni che hanno scelto di uniformare tra loro i due passaggi, legando sempre tre note – basti pensare a Schenker o Casella.
Già Liszt nel 1857 riportava:
L’intervento è sensato, ma presuppone un errore – di Beethoven, del copista o dell’incisore – non così plausibile.
Perché è difficile pensare a una svista?
È interessare notare che quando la frase viene ripetuta all’ottava superiore (batt.14 e 282) la discrepanza rimane:

[batt.14]

[batt.282]
- legatura da Sol a Mi a batt.4
- legatura da Sol a Mi a batt.14
- legatura da Fa# a Mi a batt.272
- legatura da Fa# a Mi a batt.282
È chiaro che la coerenza tra 272 e 282 rende di per sé poco convincente, per quanto non la escluda del tutto, l’ipotesi di un errore.
Ma è nell’autografo di Beethoven che troveremo informazioni importanti.
Il manoscritto di Beethoven: la discrepanza è intenzionale?
Se osserviamo attentamente la quarta battuta, notiamo che la legatura, in un primo momento posta sulle ultime due note, fu poi “allungata” all’indietro per contenere anche il Sol:
Allo stesso modo, una correzione di segno opposto appare, chiarissima, a batt.272: Beethoven cancellò la legatura più lunga (Sol – Mi) ponendone una nuova sulle ultime due note della battuta:
Ciò suggerisce dunque che la differenza tra esposizione e ripresa sul manoscritto sia voluta.
Per questa ragione la si ritrova, giustamente, nelle più recenti edizioni critiche di Norbert Gertsch/Murray Perahia (Henle, 2008) e Jonathan Del Mar (Bärenreiter, 2016), che a questo riguardo scrive:
“La discrepanza [tra batt.4 e 272] è incontrovertibile.”
Attenzione però a una cosa…
Beethoven, l’op.28 e la provvisorietà delle teorie scientifiche
Entrambe le correzioni manoscritte sono troppo palesi per essere sfuggite a occhi esperti; forse Schenker e gli altri colleghi non ebbero la fortuna di studiare l’autografo.
Ciò dovrebbe far riflettere sulla transitorietà di ogni conclusione, compresa quella a cui siamo arrivati prima: esisterà in ogni momento la possibilità di fonti non ancora disponibili o perse per sempre.
Abbiamo osservato che prima di mandare in stampa l’op.28, Beethoven modificò le legature (ed è questa la versione rivista da considerare autentica allo stato delle conoscenze attuali).
Possiamo però essere certi che non abbia, in un secondo momento, cambiato idea? Possiamo escludere che esista una fonte, non ancora nota, con indicazioni diverse?
Come diceva Feynman, possiamo essere sicuri di una sola cosa…
Ha scritto un altro celebre fisico:
“Qualsiasi teoria fisica è sempre provvisoria, nel senso che è solo un’ipotesi – in altri termini, non può mai essere dimostrata.
Per quante volte i risultati sperimentali siano stati in accordo con una teoria, non si può mai essere sicuri di non ottenere, la volta successiva, un risultato che la contraddica.”
Il futuro della nostra materia, allo stesso modo, rimane sempre gravido di potenzialità.
Conclusioni
La differenza tra esposizione e ripresa nell’op.28, abbiamo visto, è intenzionale.
Come al solito, non possiamo essere sicuri al 100% che questa sia la versione definitiva, ma ciò conferma ancora una volta che non sempre le discrepanze sono dovute a sviste.
Non c’è dunque necessità di uniformarle sistematicamente, come in uso tra molti revisori.
Se questa differenza di scrittura implichi poi una diversa esecuzione, e quale, è un tema controverso su cui torneremo certamente in futuro.
Dell’op.28 Del Mar scrive:
“Perhaps Beethoven was thereby emphasizing g in 271/2, unresolved since 268, as again (sf) in 281.”
Ad ogni modo, l’essenziale in casi come questo è che le Urtext riportino (o almeno segnalino) ogni discrepanza, in modo che gli interpreti possano fare le proprie scelte in modo libero e consapevole.
Gabriele Riccobono
riccobono[at]beethovenautentico.com
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Riferimenti
Beethoven, Ludwig van
- Gran Sonata. Op: 28 1801 da L. v. Beethoven; manoscritto autografo (1801) Bonn, Beethoven-Archiv BH 61
- Grande Sonate pour le Pianoforte (…) Oeuvre XXVIII; edizione originale, Vienna, Bureau
des Arts et d’Industrie, agosto 1802 (esemplare online: Bonn, Beethoven-Archiv Van der Spek C op. 28) - Sonaten für das Pianoforte Solo (…) unter Revision von Franz Liszt, Holle, Wolfenbüttel, 1857 (a cura di Franz Liszt)
- Sonate per pianoforte – nuova edizione critica, riveduta e corretta da Alfredo Casella, vol.2, ed. Ricordi, Milano, 1919-1920 (a cura di Alfredo Casella)
- Klaviersonaten: Nach den Autographen und Erstdrucken rekonstruiert von Heinrich Schenker, vol.2, Universal, Vienna, 1922 (a cura di Heinrich Schenker)
- Klaviersonate Nr. 15 D-dur op. 28 (Pastorale), G. Henle Verlag, Monaco 2008 (a cura di Norbert Gertsch & Murray Perahia)
- Sonate in D für Klavier op.28 “Pastorale”, Bärenreiter, Kassel, 2016 (a cura di Jonathan Del Mar)
Feynman, Richard P.
- The Feynman Lectures on Physics (raccolta di lezioni presso il California Institute of Technology; consultabile online: http://www.feynmanlectures.caltech.edu/)
Hawking, Stephen W.
- A Brief History of Time, Bantam Dell Publishing Group, London, 1988